Sei in ... Home Le classi in visita al Parco 1d - s.secondaria di primo grado Franceschi - MIlano - 7 ottobre 2013

1d - s.secondaria di primo grado Franceschi - MIlano - 7 ottobre 2013

Stampa  E-mail  Scritto da Alessandra Dellocca    Domenica 06 Ottobre 2013 11:00

.

Ben arrivati a tutti! Oggi piove, ma non ci perdiamo d'animo! Il Parco lo esploreremo anche con un po' di gocce!

Ci presentiamo e alcuni di voi sono già venuti qui con la scuola, e ci venite in bici, con i pattini o a fare i pic-nic.

Vi racconto la storia del Parco, lunga quasi quarant'annii, ed insieme immaginiamo come si possa essere trasformata l'area industriale della Breda nell'area verde di oggi: prima di tutto, mi dite, avranno fatto una piantina e disegnato dove fare i boschi, i prati, i viali.

Poi avranno iniziato i lavori: pulizie, semine, piantumazioni. Alcuni reperti di archeologia industriale del passato sono stati trasformati, per esempio il teatrino alle nostre spalle o l'area ex binari Breda, diventato un punto pic-nic. O la montagnetta, questa collina che in realtà qui non ci dovrebbe essere, perché siamo già in una zona considerata pianura!

O ancora  il laghetto, creato dall'uomo agli inizi degli anni '90: Come si crea uno stagno? Me lo raccontate voi: si scava, si riveste con uno strato impermeabile di argilla, lo si riempie d'acqua... si piantarono anche alberi adatti intorno, si inserirono le piante acquatiche. Poi si aspettò, per vedere che animali sarebbero arrivati, e nessun animale venne introdotto dall'ente Parco.

In natura  lo stagno è come un piccolo lago, o una grande pozza,  che si riempie di acqua piovana, e che se non piove per molto può prosciugarsi: questa caratteristica è importante perché gli animali che ci vivono devono essere in grado di gestire la mancanza d'acqua.

Rane, rospi, libellule, pesci, tartarughe: chi è già stato qui questi animali li consoce! Ma i pesci non dovrebbero stare in uno stagno: quando l'acqua evapora, morirebbero. Ovviamente qui l'acqua è sempre costante, grazie al canale: i pesci sono stati portati dall'uomo.

Lo stesso vale per le tartarughe che sono originarie dell'America e che in Europa si comprano nei negozi e spesso diventano di grandi dimensioni: sicuramente qualcuno le rilascia pensando di restituire a questi animali la libertà, o magari solo perché si stanca di loro.  Le tartarughe in inverno sono costrette dal nostro clima, opposto a quello di origine, ad andare in letargo forzato, e spesso muoiono. E se non muoiono...

Sono entrambi animali immessi dall'uomo ed estranei allo stagno, e come spesso, anzi quasi sempre, succede, quando si introduce un animale che non appartiene ad un certo ecosistema si rompe un equilibrio: pesci e tartarughe sono carnivori voraci e divorano larve di insetti, uova e girini di rane e rospi, qui in primavera non ne troverete. Perciò mai liberare un animale nell'ambiente senza riflettere sulle conseguenze che questo comporta. E possibilmente mai comprare animali esotici, per non incrementare questo tipo di commercio che danneggia gli animali stessi.

Ci avviciniamo allo stagno, per scoprirlo ed osservarlo e avvistiamo alcune coppie di germani: i germani maschi hanno la testa verde e il corpo di colori sgargianti, perché non devono mimetizzarsi come la femmina che deve covare le uova.

Ci sono anche delle gallinelle d’acqua e osserviamo alberi  le cui radici sono immerse nell'acqua; sono ontani, e uno in particolare  è anche il condominio di un gruppo di piccioni.

 

 

Dal laghetto ci spostiamo e lungo la strada osserviamo una vecchia torretta militare di avvistamento... è legata al posto dove stiamo per andare!

Eccoci ai Bunker! Dietro alla Cascina, nell'area didattica.

Erano rifugi strettamente legati all’aeroporto militare di Bresso, oggi utilizzato per uso civile e che si trova dietro agli alberi alle nostre spalle. Qui durante la seconda guerra mondiale vennero costruiti bunker anti-bombardamento, perché ovviamente era un punto strategico e quindi un possibile bersaglio di bombardamenti.

Entrando osserviamo le pesanti porte di cemento che dovevano servire per resistere il più possibile ad un'esplosione. Notiamo come le gallerie siano disposte ad angolo retto, così ché se un'esplosione ne avesse distrutta una le schegge non sarebbero arrivate alle altre.

Lungo le gallerie erano disposte le panche per sedersi, troviamo poi i bagni e delle stanze forse per conservare cibo e acqua. Troviamo anche alcune vecchie foto appese che ci mostrano l'aeroporto, la torretta e i bunker cinquant'anni fa.

La mattina è passata in fretta. Prima di andare però parliamo della Seconda Guerra Mondiale, di deportazioni, di tragedie che non si devono dimenticare, e come ultima tappa ci spostiamo in un luogo speciale del Parco.

In cima alla montagnetta, un monumento e una serie di lapidi ci indicano che qui si ricordano gli operai deportati nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Nella giornata della memoria qui si ricordano tutte queste persone che persero la vita lontano da casa, e ancora si intravedono, nelle teche del monumento, i sassi e le terre che provengono proprio dai diversi campi.

La montagnetta come dicevamo all'inizio della mattinata è anch'essa frutto del lavoro umano. Qui sotto ci sono tutti gli scarti delle lavorazioni degli alto forni della Breda, che estraeva il ferro dalle rocce ad altissime temperature ottenendo ferro liquido che poi veniva fatto solidificare dandogli una forma adatta al suo utilizzo.

Vi sfido a trovare, lungo un sentierino in discesa dove l'erba non c'è, i resti di ferro fuso scarto delle lavorazioni degli altiforni: sono neri, alcuni un po' a bolle, simili alla pietra pomice, che si forma dal magma dei vulcani. Il concetto è lo stesso, metallo fuso e caldissimo!
La ricerca inizia e qualche piccolo residuo di lavorazione si trova... alcuni sono davvero piccolissimi!

Ultimi tratti di strada insieme e poi ci salutiamo: arrivederci e grazie a tutti!

 

.

Commenti

Per inserire il tuo commento devi effettuare il login