La Prima Parte 19 settembre – tra scoiattoli …
C’era una volta, in un parco lontano lontano, un grigio scoiattolino di nome Bob.
Il nostro Bob aveva sì dei figlioletti, ma questi erano ormai scoiattoli adulti, coi propri cuccioli e la propria tana; la moglie, invece, da tempo era andata a vivere nella pancia di un grande nocciolo, per curare la propria vecchia zia scoiattola.
A Bob non spiaceva un po’ di tranquillità, dopo tanti anni passati a portare ghiande a scoiattolini urlanti e a sentire i rimproveri della moglie. Ora poteva godersi il meritato riposo nella propria casuccia, uscendo sui rami a sgranocchiare delle buonissime nocciole quando aveva fame, facendo un salto al ruscello che passava vicino alle radici del suo albero quando aveva sete, sonnecchiando al riparo delle foglie quando era assonnato.
Quella sì che era vita per uno scoiattolo pigrone! Il tempo però porta sempre con sé delle novità, alcune gradite, altre inaspettate. Così, durante il pomeriggio più caldo dell’anno più afoso di cui il bosco e i suoi animali avessero ricordo, mentre uno sbadiglioso Bob si stava godendo il fresco che il tronco della sua quercia gentilmente gli concedeva, arrivarono all’improvviso dei nuvoloni neri a coprire l’azzurro del cielo.
Bob se ne rese conto solo quando il rumore della pioggia si fece tanto forte da risvegliarlo. Col passare dei minuti, pioveva sempre più forte nel verde parco: la pioggia bagnava i prati e gonfiava i torrenti, il forte vento temporalesco agitava e spezzava i rami degli alberi, mentre i rumorosi tuoni che cadevano nel bosco spaventavano tutte le creaturine che vi abitavano. Fra queste c’era un dolce scoiattolino dal pelo rosso di nome Mario: sorpreso dalla tempesta mentre passeggiava spensierato, Mario si era ritrovato fradicio, infreddolito e lontano dalla sua accogliente tana. Così, vedendo una luce illuminare la corteccia di una grande quercia, Mario vi si avvicinò, incuriosito e speranzoso di aver trovato un riparo; quando una
ghianda caduta dall’alto lo colpì in mezzo alle orecchie: era molto goloso di ghiande, ma preferiva mangiarle con la bocca, non con la testa!
“Ehi tu, allontanati immediatamente dal mio albero!“- gridò Bob arrabbiato, vedendo uno scoiattolo di un altro colore avvicinarsi alla sua casetta.
Così Mario, a cui non piaceva alzare la voce, tristemente fu costretto a tornare indietro e dormire a terra e senza un riparo, su un letto di foglie ancora tutte inzuppate d’acqua.
Non molto tempo dopo un’altra tempesta colpì il nostro boschetto incantato: l’estate era stata molto calda e aveva piovuto poco, ma quando aveva piovuto… Erano stati dolori!
Gli animali non potevano certo sapere che la Terra non voleva far loro dei dispetti: semplicemente, era molto malata. I forti venti del temporale
sembravano un urlo di dolore a chi poteva capire la voce del pianeta, ma per gli animali non indicavano altro che pericolo, così corsero tutti al riparo: chi nella propria tana scavata nel morbido terreno, chi nelle proprie casette di legno. Purtroppo questa volta il temporale era così forte che nemmeno nelle proprie case gli abitanti del bosco potevano dormire sonni tranquilli: un fulmine fra i tanti centrò in pieno la bella tana di Bob, incendiandola. Lui per fortuna stava bene, ma adesso era il suo turno di cercare un riparo.
Mentre girava mogio mogio in cerca di una nuova casa, casualmente s’imbatté nello scoiattolo che aveva cacciato qualche tempo prima. Mario non era per niente arrabbiato ed anzi disse:
“Mi dispiace per quello che è accaduto al tuo albero. Vieni, ti ospito nel mio!”.
Bob era sorpreso:
“Ma come, mi ospiti anche dopo che ti ho trattato così male?”.
Sorridendo coi suoi dentoni da scoiattolino, Mario gli disse:
“A me non interessa il colore del tuo pelo: se uno scoiattolo è in difficoltà, io lo aiuto, è questione di sensibilità!”.
Bob rimase molto colpito da quelle parole: che egoista era stato! Quel giorno aveva perso la sua casa, ma aveva anche imparato quanto fosse importante aiutare chi si trovava in difficoltà: in fondo erano tutti abitanti dello stesso grande parco! E così, quando un altro fulmine colpì la villetta della famiglia De Scoiattolis, Bob fu il primo a correre in aiuto del Sig. De Scoiattolis: aiutò l’intera famiglia ad uscire dai rami bruciacchiati di quella che era stata una splendida casetta, ma presto si accorsero dell’assenza di uno dei piccoli di casa.
“Dev’essere scappato per lo spavento!”– disse la signora De Scoiattolis, preoccupata per il suo piccolo. Anche il marito sembrava molto preoccupato, ma per il bene della moglie cercò di tranquillizzarla:
“Non temere cara, Jamie è un po’ fifone, non può certo essere andato lontano!”.
Ma subito dopo, parlando in privato con Bob, gli confidò tutta la sua preoccupazione. De Scoiattolis era un bravo roditore, ma iniziava ad avere la coda tutta bianca data l’età: così Bob, che aveva imparato una lezione
importante, si offrì di ritrovare il piccolo al suo posto, subito seguito da Mario. Ormai i due erano diventati amici inseparabili e assieme partirono verso un’emozionante ed importantissima missione.
La Seconda Parte – 20 settembre – tra scoiattoli ed altri animali
Commosso dall’aiuto offertogli dai due bravi giovanotti, De Scoiattolis indicò loro la direzione che aveva preso il figlioletto. Subito Bob e Mario iniziarono a incamminarsi; ma ben presto dovettero fermarsi, per decidere che strada fare. Fortunatamente una volpe aveva assistito alla scena e, uscendo dalla sua tana, si avvicinò ai due scoiattoli:
“Scusate, state cercando per caso un piccolo scoiattolino?”.
Mario e Bob per un attimo non risposero: di solito gli animali parlavano soltanto coi propri simili… forse il temporale, colpendo ogni cosa senza distinzioni, aveva avvicinato i cuori di tutti gli animali. Così dopo una breve incertezza, Bob le rispose:
“Sì cara volpe, si vede che sei astuta. Non ti sfugge proprio nulla! Sai per caso dirci dove sia andato?”.
La volpe disse che sì, lo sapeva:
“Di solito non mi faccio scappare un facile boccone, ma i miei cuccioli
avevano già mangiato e il piccolino sembrava così spaventato… però per abitudine ho seguito lui e il suo amico coniglio per un po’”.
Poi indicò con un gesto della morbida coda la direzione che avevano preso i
piccoli ed augurò agli scoiattoli buona fortuna.
“Certo che quella volpe parlava proprio con uno strano accento”– disse ad un certo punto Bob.
“Caro mio, penso che lei abbia pensato la stessa cosa! Le novità ci sembrano sempre strane: se parlassimo più spesso con le volpi, e con gli altri animali, credo che non avremmo notato nulla di strano! “.
Camminando in silenzio fra le foglie e i rami fatti cadere a terra dal vento, i due amici si avventurarono sempre più lontano dalla loro casa, chiamando di tanto in tanto il nome del piccolo Jamie. Ad un certo punto sentirono dei rumori, simili a quelli prodotti da un piccolo animaletto che si nasconde fra la vegetazione: era un coniglietto! I suoi grossi occhi, le lunghe orecchie e la codina pelosa intenerirono i due scoiattoli, che gli si avvicinarono piano piano per non spaventarlo.
“Ciao piccolino, ti sei perso?”
Chiese Bob, con la vocina più tenera che potesse fare. Il coniglietto non
rispose, ma fece sì con la testina. Tremava tutto, per lo spavento e per il freddo. La sua casa non doveva essere lontana… ma Jamie dov’era?
Mentre Mario asciugava un po’ il piccolo coniglietto, Bob notò che molte apine stavano venendo loro incontro, ronzando in maniera incomprensibile. Sembrava quasi che… volessero dirgli qualcosa! Ma non
c’era verso di capire tutti quei bzzz bzzz.
“Dovremmo creare un dizionario di tutte le lingue del bosco!”– disse lo scoiattolo.
“Bravo, ora sai come riempire il tuo tempo nei prossimi anni, pigrone!”- gli rispose ridendo Mario. Riusciva sempre ad essere sereno, anche nelle situazioni difficili. Inoltre, era un attento osservatore: fu lui a notare
che le api si stavano appoggiando sul lato asciutto del tronco di un albero. Erano molto visibili e sarebbero state un banchetto gustoso per un ragnone golosone; ma sembrava che non fossero preoccupate da questa cosa.
“Per le piume del vecchio gufo!”- esclamò Mario – “stanno… scrivendo!”.
In maniera molto semplificata, le apine stavano indicando la via che conduceva alla tana dei conigli: gli scoiattoli non poterono far altro che lasciare su un tronco caduto alcuni fiori colorati, in gesto di ringraziamento per quegli insettini tanto gentili quanto dorati.
Fortunatamente la tana del coniglietto non era lontana, perché il piccolo era ancora troppo spaventato per dare indicazioni. Papà coniglio venne loro incontro e dopo un momento di preoccupazione il suo musetto peloso si fece luminoso dalla gioia:
“Pete! Eravamo così in pensiero per te!” – gridò, mentre lacrime di
contentezza gli bagnavano i baffi. Portò il piccolo in casa, affidandolo alle cure di mamma coniglia; poi si rivolse ai due scoiattoli:
“Mi chiamo Roger Bunny, vi sarò eternamente riconoscente per aver salvato il mio cucciolotto adorato! Se posso sdebitarmi in qualche modo, non esitate a chiedere!”.
Davanti ad un ottimo stufato di carote Bob e Mario raccontarono la loro avventura alla famiglia Bunny.
Fortunatamente, il piccolo Pete stava già molto meglio e il sorriso tipico dei cuccioli illuminava il suo bel musetto; aveva anche ritrovato la parola, oltre all’appetito, e dietro richiesta del padre raccontò a tutti il suo incontro con Jamie:
“Papà, so che mi hai detto di non giocare con gli altri animali, che è pericoloso; ma ero così spaventato! Così quando ho visto Jamie che correva, l’ho seguito. Non volevamo farvi preoccupare, ma ci siamo persi e così… abbiamo anche visto una volpe e Jamie è scappato via più veloce di un’aquila! Io invece mi sono nascosto, fin quando questi signori mi hanno trovato… però ho fatto a tempo a vedere Jamie che si arrampicava su un albero, vicino a dove ci siamo incontrati!”.
La mattina dopo, dopo aver salutato i Bunny, i due amici scoiattoli tornarono dunque nel luogo dove avevano trovato Pete: almeno sapevano che stava bene e non era lontano… ma su quale dei mille alberi della zona era andato a cacciarsi?! Non lo sapevano: ma erano entrambi sicuri che lo avrebbero ritrovato sano e salvo!
La Terza arte – 26 settembre – tra scoiattoli, altri animali e gli alberi
Da bravi scoiattoli quali erano, Bob e Mario iniziarono a salire veloci sui vari tronchi, a saltare come matti d’albero in albero, alla ricerca del loro piccolo compagno; ma quando ormai una nuova sera si stava avvicinando, ancora non lo avevano trovato. Ora erano più lontani da casa di quanto fossero mai stati nel corso delle loro scoiattolesche vite, stanchi e affamati. Potevano già vedere la luna in cielo: molti alberi erano stati abbattuti dal vento e dunque in molti punti i muri di foglie non nascondevano più il grande cielo.
“Sembra una missione impossibile”– disse Mario- “ma non possiamo arrenderci. De Scoiattolis conta su di noi!”.
“Già”- gli rispose Bob, ancora più sfiduciato dell’amico- “forse dovremmo chiedere agli alberi di darci una zampa… o una radice, se preferiscono. Insomma, basterebbe un suggerimento!”.
Queste parole suonavano come un amaro scherzo, perché sebbene vi abitassero sopra, nessuno scoiattolo sano di testa aveva mai provato a parlare con un albero: cose del genere non si sarebbero viste nemmeno in una fiaba!
“E perché non lo fate allora?”
Disse qualcuno con un accento nobile. Gli scoiattoli si guardarono attorno,
senza vedere nessuno. Poi, sentendo dei rumori venire dal basso, videro un cervo che stava mangiando con gusto uno dei cespugli che cresceva ai piedi dell’albero.
“Perché non ne siamo capaci!”– dissero i due amici in coro. Non è che quel cervo li stava prendendo in giro?
Dopo un attimo di silenzio, pensarono che in fondo non avevano nulla da perdere, così Bob gli chiese:
“Tu invece, mio nobile amico cervo, lo sai fare?”.
Il cervo alzò lo sguardo e sorrise:
“È la prima volta che parlo con degli scoiattoli, non sapevo foste così gentili! Devo confidarvi che non conosco il linguaggio degli alberi, ma so chi può capirlo: gli uccellini! Sapete, spesso alcuni di loro, stanchi di volare, si appoggiano sulle mie corna per riposarsi. Inizialmente, cacciavo via quei pennuti… ma poi ho scoperto che sono molto affascinanti: mi raccontano dei loro viaggi, mi cinguettano le mie canzoni preferite… e mi raccontano le storie delle piante! Sapete, loro possono comprendere il linguaggio del vento parlato dagli alberi: provate a chiedere a loro!”.
Passata un’altra notte all’aperto e a stomaco vuoto, il mattino seguente all’alba gli scoiattoli si rimisero in marcia: si spostavano passando dai rami più alti d’ogni albero, nella speranza di incontrare qualche uccello in volo; fin quando non videro da lontano un nido. Purtroppo, era vuoto. Eppure, c’era qualcosa che non andava, non sembrava… abbandonato. I due amici rimasero in silenzio e si misero in ascolto dei suoni della natura: erano tutti rilassanti e portavano gioia, tranne uno, che pareva il pianto di una creatura spaventata.
Seguendo il lamento, Bob e Mario trovarono un piccolo uccellino: com’era bruttino, tutto spelacchiato!
Però faceva molta tenerezza e i due amici decisero di aiutarlo: il piccolo non sapeva ancora volare, così gli scoiattoli dovettero riaccompagnarlo nel nido prendendolo in braccio. Proprio in quel momento, mamma e papà picchio tornarono da lavoro: inizialmente si spaventarono vedendo degli estranei in casa, ma dopo aver ascoltato la storia di Bob e Mario fecero loro delle feste, picchiettando dolcemente sulle loro testine da scoiattoli:
“Strano modo di dare un bacio!”– pensò Bob.
Venuto a conoscenza del motivo del loro viaggio, papà picchio decise di aiutare i due scoiattolini: picchiettò col becco contro la corteccia di un albero, poi si girò, fermandosi a guardare il cielo, cullato dal vento.
“Non preoccupatevi per il vostro piccolo”– disse dopo un lungo momento di silenzio- “dovete sapere che gli alberi conoscono tutto quanto accade in questo bosco: basta fermarsi… ad ascoltarli. Grazie al vento che
passa fra i loro rami, comunicano i loro pensieri alle altre creature: sono esseri molto interessanti e saggi!”.
“Non ne dubitiamo, caro amico picchio”– gli rispose Mario- “Sappiamo che gli alberi sono molto gentili: da sempre ci offrono cibo e riparo, senza chiederci nulla in cambio! Però, se posso permettermi… beh ecco, potrebbero parlare in un modo meno strano, mi sembra così complicato il linguaggio del vento!”.
“Vivete sugli alberi da chissà quanto e ancora non sapete nulla di loro!”– si lamentò il picchio – “Gli alberi parlano fra di loro il linguaggio del vento solo quando sono vicini, o con gli altri animali: coi fratelli più lontani si tengono in contatto scambiandosi dei messaggi”.
“Dei messaggi… come gli umani vuoi dire?!”- i due amici erano increduli: possibile che i tranquilli, gentili alberi assomigliassero un po’ ai chiassosi e spreconi umani? Eppure sembravano tanto diversi!
“Non esattamente, miei nobili amici: usano una sotterranea rete di funghi e radici per parlare con gli amici lontani, scambiarsi informazioni e nutrimenti, e per aiutarsi a vicenda… non certo per litigare fra di loro! È
un popolo molto unito, quello degli alberi; ma ora silenzio, questo ontano mi sta rispondendo!”.
I due amici rimasero in silenzio ad aspettare e pensarono persino di riuscire a capire alcune delle parole che si stavano scambiando l’ontano e il sig. Picchio:
“Il vostro amico è al sicuro fra le foglie di un pioppo non molto lontano da qui: venite, vi accompagno io in volo!”.
Col suo canto richiamò a sé alcuni amici e, mentre mamma picchio rimaneva col cucciolo nel nido, caricò sulla schiena i due scoiattoli, avviandosi verso il pioppo indicatogli dall’ontano.
La Quarta Parte – 27 settembre – il dizionario del bosco
Correre nell’aria sul dorso di veri volatili fu la parte più avventurosa di tutta la scoiattolesca missione; ma fu bello tornare con le zampe per terra… anche perché avevano trovato quel che cercavano! Jamie sembrava
molto stanco, ma stava bene: stava riposando tutto rannicchiato fra due rami, abbracciato ad una ghianda.
Solo in quel momento Bob e Mario si ricordarono di non aver mangiato per quasi due giorni! Stavano per afferrare dei germogli che crescevano lì vicino, quando una soffice voce li fermò: le parole erano come vento fresco che attraversava loro le orecchie. Dicevano:
“Aspettate, mie piccoli amici, avrei un favore da chiedervi prima di lasciarvi andare”. Era l’albero a parlare! Era bastato voler ascoltare, per capire:
“La scorsa notte molti nostri fratelli sono caduti: non c’è più niente che possiamo fare per aiutarli; ma possiamo far sì che nuove piante crescano al loro posto, per offrire cibo, aria e riparo ai bisognosi. Eccovi un po’ di ghiande e germogli: vi prego di piantarli nei terreni dove un tempo sorgevano degli alberi. So che siete affamati, ma dovrete resistere: mangiando ora tutte queste ghiande fareste una bella scorpacciata e sareste felici, certo; ma la vera felicità è quella condivisa fra tutti i viventi, nessuno escluso! Una vostra piccola rinuncia oggi permetterà un giorno a centinaia di piante di crescere e sostituire i fratelli e le sorelle perduti: in questo
modo i vostri bimbi potranno continuare ad arrampicarsi su tanti alberi quanti ne avete voi, né mai mancherà loro di che riempirsi la pancia!”.
Gli alberi erano davvero molto saggi! Bob e Mario ringraziarono il pioppo e, con l’aiuto del sig. Picchio e dei suoi amici, tornarono a casa sani e salvi pieni di cibo. Come promesso agli alberi, lo piantarono nel terreno:
quel che per loro era cibo, per gli alberi era un cucciolo di pianta; così decisero di mangiare solo quelli che non servivano a sostituire gli alberi scomparsi durante il temporale. Per tutta risposta, da alberi d’ogni sorta
piovvero frutti e ghiande: De Scoiattolis organizzò la più grande festa che il bosco avesse mai visto, invitando animali d’ogni specie a divertirsi tutti assieme.
Le avventure di Bob e Mario non erano però finite, anzi: cominciarono proprio quel giorno. Viaggiando per il bosco, i due scoiattoli avevano capito che non ce l’avrebbero mai fatta a ritrovare Jamie senza l’aiuto di tutti gli altri animali: lavorando tutti insieme era possibile ottenere grandi risultati e risolvere quei problemi che uno scoiattolo tutto solo non sarebbe mai stato in grado di risolvere.
Il segreto stava nel desiderio di comunicare, nella voglia di capirsi gli uni con gli altri, d’imparare da quel che ci sembra diverso, estraneo: è
la varietà la parte più incantevole di questo nostro grande bosco.
Durante le avventure successive, Bob e Mario annotarono nel loro quaderno di foglie i linguaggi di tutti gli animali e piante che incontravano: all’inizio si trattava di poche pagine, ma alla fine il quaderno era diventato grosso (e pesante) quanto un dizionario: il dizionario delle lingue boschive! Qualcosa d’altro e di molto importante era stato piantato grazie al lavoro degli scoiattoli: il seme del futuro! Un futuro dove la felicità di uno scoiattolo non avrebbe dovuto significare la tristezza d’un albero; un futuro dove volpi e cervi avrebbero potuto far giocare assieme i propri cuccioli, e le aquile sedersi allo stesso tavolo dei conigli.
I forti temporali di quell’anno non furono l’ultima difficoltà per il nostro boschetto: umani e clima pazzerello si sarebbero dati da fare per rovinare di nuovo la pace che lì regnava; ma quando si rimane assieme, uniti nell’affetto e nella reciproca comprensione, nessuna sfida può far paura: grazie al nuovo dizionario, tutti avrebbero vissuto felici e contenti, per sempre.