Ada sentiva che poco dietro quegli alti cespugli doveva esserci dell’acqua: oltre quelle siepi, gli animali sembravano divertirsi assieme, giocando con la natura; ma la bambina non udiva il classico suono che fa il fruscio dell’erba, bensì sussurro d’onde.
Ada girò tutto intorno a quei cespugli, finché poté liberare il proprio sguardo su un laghetto quasi interamente abbracciato dal bosco. Avvicinandosi alle sue sponde, vide alcune gallinelle e un germano giocare assieme sopra un verde tappeto di ninfee, abbellito da bianchi fiori dai grandi petali raccolti attorno ad un cuore di stami gialli intenso.
Dietro di loro, una pianta se ne stava in disparte in un angolo del laghetto, con la chioma chinata sullo specchio d’acqua: Ada decise di raggiungerla, a costo d’infangarsi un po’ le scarpe.
Scostate le fronde, la bimba si trovò in una verde capanna di calma e serenità, qui e là colorata del giallo degli amenti, sottili infiorescenze dalla forma allungata simili a spighe. Il tronco marrone si avvitava su se stesso per poi alzarsi verso il cielo, da cui lasciava piovere una cascata di rami dalle verdi foglie allungate: era esile e aggraziato, ma dava un certo senso di robustezza. La cascata di foglie da parte sua apriva al passar del vento una finestra sul laghetto e le sue meraviglie. Quel luogo, nella sua naturale semplicità, era magnifico.
Ada capiva perché quell’albero aveva deciso di star lì… A fare cosa?
“Come ti chiami amica pianta? E cosa fai in questo luogo tutta silenziosa?”
Domandò la curiosa bambina.
“Scusami se non ti ho accolta quando sei entrata nella mia tana, piccola amica… Mi ero perso un attimo nei miei pensieri! Io sono il salice, ed è per me un grande piacere immergere le mie radici nell’acqua: ecco perché mi trovo qui. La osservo scorrere, giorno
dopo giorno, e sembra che lei debba sempre farlo allo stesso modo, con lo stesso ritmo: e così fa, in effetti! Ma alle volte per ore intere non un’onda increspa la superficie del mio lago, non un petalo vi cade: e mi sembra che ogni cosa debba continuare a scorrere via così, lenta, per sempre uguale a sé stessa. Certe volte invece qualche evento del mondo là fuori capita da queste parti, a spezzarne l’equilibrio: e sembra che più nulla di quel che abbiamo sempre saputo abbia senso.”
Ada non sapeva bene cosa dirgli… Sembrava una pianta saggia (come tutte, del resto), eppure sembrava in qualche modo fragile, nel suo stesso ambiente. Le venne voglia di abbracciarla. La pianta non parlò più, ma la bimba poteva sentire che respirava, ed espirava una brezza purissima.
“Devi sapere che noi salici cresciamo molto in fretta: già da piccoli, impariamo a pensare come alberi adulti; ma questo significa che esauriamo anche prima le nostre energie. Lo sappiamo bene, non ci illudiamo mica! Per questo desidero assaporare ogni momento che scorre, nella complessa semplicità dell’equilibrio che mi circonda. In questo equilibrio lascio che le mie radici siedano nel morbido fango, le mie foglie cullate dal vento, il più a lungo possibile ed oltre, grazie ai ricordi cari… Ma sono sempre pronto ad intervenire,
quando qualcosa viene a spezzarlo! Come? Beh, proprio perché lo conosco come se fosse casa mia, questo equilibrio, mia cara”.
Ora che stava iniziando a conoscerlo meglio, Ada si rese conto che in qualche modo l’aspetto della pianta ne rispecchiava un po’ il carattere… A pensarci su, la bimba si ritrovò a sorridere. Di certo non aveva potuto accorgersi che un’ape, sporgendosi troppo da un
petalo, era caduta in acqua e rischiava di affogare! Le sue zampette non sbracciavano abbastanza per poter essere viste da Ada, troppo bassa era la sua voce!
Fortunatamente il salice, pur sembrando sempre assorto nei propri pensieri, reagì subito: calò verso l’acqua un ramo, porgendo le sue foglie allungate alla povera ape; poi pian piano riuscì a riportarla su una ninfea, al sicuro. Qui poté curarla, avvolgendola nelle proprie foglie curative: presto l’ape fu in grado di rialzarsi in volo, per tornare a far visita ai fiori colorati del bosco.
“L’equilibrio passa anche dalle piccole azioni, amica mia”
Disse il salice
“Tanti fili d’erba insieme formano sempre un prato, non importa quanto sottili siano. Piuttosto è importante che essi si considerino nel contesto del prato e non da soli: solo così una creatura può avere la possibilità di costruirsi un futuro …”.
“Pensiero lento e velocità di pensiero… fragilità e robustezza… Anche gli opposti possono convivere, secondo natura: è sempre possibile trovare un equilibrio se ci si apre al mondo!”.
Così appuntò Ada sul suo bel quaderno; ma presto lo ripose in tasca. Desiderava tanto riposare un po’ in quel luogo da sogno, cullata dall’amica pianta.
Le classi in visita al Parco