Bianchi – Rossi – Arancioni – S.Secondaria di Primo Grado Anna Frank -Cinisello Balsamo – 21 Settembre 2021

Bentornati ragazzi della scuola Anna Frank!
Oggi l’appuntamento è con un secondo gruppo che, diviso in bianchi, rossi e arancioni esplorerà il bosco del Parco per scoprire la sua biodiversità, scenderà fino alle radici della sua storia e  si accosterà in punta di piedi a culture lontane e a diversi modi di vivere la natura….

LA YURTA

Ed eccoci qui, pronti ad incontrare un’ospite speciale del Festival della Biodiversità in corso in questi giorni al parco. Si chiama Paola Giacomini ed è una viaggiatrice a cavallo. Ci presentiamo tutti insieme davanti ad una strana costruzione… qualcuno dice essere una yurta! La tenda davanti ad i nostri occhi, racconta Paola, viene chiamata in Russo “Yurta” che significa “catapecchia” mentre in Mongolo si chiama “Gher” ovvero “casa”.  Paola ci svela che oggi ci racconterà dei suoi viaggi fatti, sempre insieme ad i suoi cavalli, in Mongolia.  Incominciamo con una domanda: cosa vuol dire nomade? Proviamo a dare alcune definizioni, accorgendoci che confondiamo i nomadi con i mercanti o i vagabondi. I nomadi  si spostano spesso, due o tre volte l’anno, solitamente in modo ciclico e per motivi economici e di sussistenza. In Mongolia solitamente una famiglia di nomadi ha un paio di campi, uno estivo ed uno invernale, dove si si spostano con il loro bestiame alla ricerca dei migliori pascoli. Proviamo ad indovinare i 5 animali che, per lo meno in passato, ogni famiglia nomade aveva: capre, cavalli, pecore, cammelli e yak.

Ora però entriamo anche noi nella Gher e scopriamo com’è fatta dentro! Letti, cucina, stufetta, libri.. è molto accogliente e più grande di come ci si aspettava. Per costruirla i mongoli utilizzano materiali ricavati dagli animali come cuoio e feltro.. ecco perché sentiamo un odore così forte di pecora!

Torniamo fuori e ci sediamo. Paola racconta come nel 1912, un artista Mongolo di nome B. Sharav, cominciò a vedere aerei nel cielo, treni che viaggiavano velocissimi e persone diverse rispetto a ciò a cui era abituato. Capendo che la Mongolia sarebbe cambiata decise di fare un quadro largo 6 metri che rappresentasse la vita tradizionale del paese. Oggi con dei quadretti che raffigurano dei particolari dell’ opera facciamo una piccola attività. Ci dividiamo in 6 o 7 gruppi, ognuno con un quadretto. Lo osserviamo e proviamo a capire che scena della vita quotidiana dei mongoli rappresenta. Dopodiché, sempre nei gruppi, cerchiamo la scena nella copia stampata del quadro intero. Mentre cerchiamo Paola spiega ad ogni gruppo la propria scena. Tornati tutti ad i nostri posti, i vari gruppi spiegano la scena agli altri compagni. Impariamo così molte cose! Ad esempio scopriamo l’ esistenza dell’ airag, un distillato alcolico ricavato da latte di cavalla lasciato fermentare.

È ora arrivato il momento di salutare Paola e, con la testa piena di bellissime immagini dalla Mongolia, continuiamo la mattinata.

I BUNKER
Dovete sapere che il Parco Nord non è sempre esistito: è un’area protetta giovane. Nasce infatti intorno agli anni 70!
E prima? Cosa sorgeva qui?
Qui vi erano i capannoni e l’ aeroporto militare della Breda, industria che, durante la Seconda Guerra Mondiale, costruiva e testava aerei da guerra.
Visto l’oggetto della sua produzione era un target importante per l’esercito alleato e possibile oggetto di bombardamenti.
Così, i proprietari della Breda, costruirono dei bunker sotterranei per i propri operai.
Ma, scendiamo….


Andiamo in esplorazione dei rifugi antiaerei….
…e scopriamo che:
– hanno una forma di linea spezzata: questo perché così, nel caso in cui un bombardamento avesse colpito una sezione del bunker, avrebbe danneggiato solo quella e non tutto;
– hanno il soffitto ad arco: l’arco di volta è molto più resistente alle pressioni e a i bombardamenti, rispetto alla struttura ad architrave;
– tra una sezione e l’altra ci sono delle porte tagliafuoco: sono necessarie per isolare ciascuna zona. In caso di esplosione, il fuoco e l’onda di deflagrazione non potevano proseguire nelle altre sezioni;
– alla base delle porte tagliafuoco ci sono dei gradini: questo faceva sì che la chiusura delle stesse fosse ermetica ed impediva la fuoriuscita di eventuale fumo, dovuto alle esplosioni, e l’ingresso di ossigeno che avrebbe alimentato le fiamme;
– ai lati dei corridoi ci sono delle stanze adibite a magazzino: qui venivano stipati cibo in scatola e acqua.
Siete affascinati da questo luogo e siete colpiti da come dovesse essere difficile sopravvivere lì sotto con la preoccupazione dei cari lontani e il rumore delle bombe sopra le teste…
Con questa riflessione nelle menti, usciamo in silenzio…

LA BIODIVERSITA’

Il Parco Nord Milano è un Parco costruito, istituito nel 1975 con lavori che si sono seguiti negli anni. Ma come costruireste un Parco? Piantando, seminando, costruendo le piste ciclabili, decidendo dove sono i sentieri, le panchine, i tavoli da pic-nic, i giochi… esattamente!

Accanto ai prati ed ai boschi troviamo le strutture per accogliere le persone e permettergli di vivere un’esperienza nel verde, come noi oggi. Qui la natura convive con la presenza dell’uomo, e come possiamo sentire dal rumore degli elicotteri del vicino campo volo di Bresso o dai suoni intensi delle martellate sul metallo di una vicina fabbrica, gli animali si sono abituati alla presenza della città intorno. Noi però siamo ospiti che cercano il più possibile di essere silenziosi.

Nessun animale è stato inserito da chi ha lavorato per costruire il Parco, anche se abbiamo modo di confrontarci sul tema degli abbandoni di animali che qui non dovrebbero stare come le tartarughe americane o i pesci rossi.
Con le prime semine e piantumazioni sono nati i prati ed i boschi che hanno richiamato i diversi animali che ora li popolano. Con gli scavi dei laghetti riempiti d’acqua sono arrivati gli animali dello stagno. Anche alcune erbacee sono arrivate da sole, trasportate dal vento. E molti alberi che vediamo sono figli dei primi alberi che ogni anno spargono i loro semi. 

La ricchezza di animali e vegetali che ora vivono qui rappresenta la biodiversità del nostro territorio. Le immissioni di animali che da soli non sarebbero mai arrivati come le tartarughe o i pesci rossi  portano in alcuni casi degli squilibri nell’ecosistema.

Non abbiamo molto tempo per affrontare un discorso così complesso, e lo rimandiamo ai prossimi incontri. Ora è il momento di esplorare una piccola parte di bosco attraverso una breve ricerca per renderci conto di cosa ci circonda.

Ognuno di voi raccoglie tre foglie e tre frutti/semi diversi: ci ritroviamo per unire le nostre raccolte ed osservare quante foglie, frutti e semi diversi o appartenenti alla stessa specie abbiamo trovato. Alcuni frutti li possiamo anche associare alle foglie dell’albero a cui appartengono! 

Con il tempo che rimane osserviamo anche l’acqua del canale, per trovarci piccole conchiglie (molluschi non autoctoni che vengono mangiati dagli aironi), qualche pesce (che arriva dal canale che porta l’acqua nel Parco), e i gerridi (gli insetti pattinatori).

Con  un fortunato gruppo incontriamo anche uno scoiattolo!

 

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