garibaldino

Buongiorno a tutti! Io, Alessandra, e Giulia, la ragazza in alternanza scuola lavoro che oggi ci accompagna e ci supporta con le foto, arriviamo all'ingresso del Parco di via Suzzani, in questa magnifica giornata di sole, e ci incamminiamo alla scoperta del Parco Nord!

Scaliamo la collina del Teatrino e sotto il glicine, ormai sfiorito, ci presentiamo. Alcuni di voi sono già venuti qui mentre frequentavano le elementari, mentre altri vengono abitualmente durante il fine settimana e il Parco lo conoscono.

Vi racconto del Parco, da quando è stato istituito 41 anni fa. Creato pensando ai cittadini, grandi e piccoli, e si sviluppa sul territorio di Milano, Sesto San Giovanni, Cinisello balsamo, Bresso, Cormano e Cusano Milanino, circondato da strade anche molto trafficate. E' un parco Regionale,  e costruito dall'uomo.

Qui c'era la fabbrica della Breda ed insieme immaginiamo come si possa essere trasformato nell'area verde di oggi: pulire, seminare, piantumare. Con alcune tracce del passato trasformate, per esempio il teatrino in cui siamo, che era un carroponte. O la montagnetta davanti a noi: una collina che in realtà qui non ci dovrebbe essere, perché siamo già in una zona considerata pianura!

La montagnetta è anch'essa frutto del lavoro umano. Qui sotto ci sono tutti gli scarti delle lavorazioni degli alto forni della Breda, che estraeva il ferro dalle rocce ad altissime temperature ottenendo ferro liquido che poi veniva fatto solidificare dandogli una forma adatta al suo utilizzo. E' stata ricoperta di terra e gli alberi piantumati hanno formato una rete con le radici.

Prima di tutto si può scalare!

In cima, un monumento e una serie di lapidi ci indicano che qui si ricordano gli operai deportati nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Nella giornata della memoria qui si ricordano tutte queste persone che persero la vita lontano da casa, e ancora si intravedono, nelle teche del monumento, i sassi e le terre che provengono proprio dai diversi campi.

Siamo nel punto più alto del Parco, e oggi si vede il Monte Rosa!

Proviamo a cercare i residui degli scarti della Breda, la "marogna" che ancora si possono trovare qui e là. Sono scuri, ricordano la lava, hanno tracce delle bolle d'aria della fusione.

Cerchiamo tra i papaveri, belissimi, che sono su tutto il piccolo versante.

Dopo questa divertente esplorazione scendiamo verso la passerella che ci porta verso le ultime tappe di oggi.

Osserviamo lungo la strada la vecchia palazzina volo, bombardata e mai più ristrutturata, oggi ha alberi e arbusti sopra, intorno, dentro!

Ci fermiamo per una breve sosta di riposo e merenda...

E poi eccoci nell'area didattica.

Gli stagni sono pieni di rane gracidanti, e noi li oltrepassiamo per scendere nei Bunker, i rifugi dell'aereoporto militare della Breda.

Gli alberi sulle nostre teste lentamente provano ad entrare... come già era successo prima del restauro dei bunker, come testimoniano i segni sui muri: tutte radici che si erano fate strade tra il cemento.

Nelle vecchie foto appese riconosciamo la palazzina volo prima del bombardamento, e il carroponte.

Osserviamo che il bunker ha la forma di linea spezzata, e le varie parti sono separate da porte di cemento armato, con due vantaggi: guadagnare spazio, perché per uno stesso spazio la lunghezza della galleria e quindi i posti a sedere sono maggiori, e poter limitare i danni se un'esplosione avesse interessato un punto partiolare, com uno degli ingressi, perché non si sarebbe propagata ma si saebbe fermata nel tratto interessato. Qui si scendeva e, anche se probabilmente gli attacchi aerei non duravano moltissimo, non si sapeva mai quando si sarebbe usciti, e la paura di tutti era sicuramente anche se si sarebbe usciti. E il bunker per questo era attrezzato con spazi per scorte di acqua, forse anche di cibo, e di strumenti come pale per poter scavare se una parte del bunker fosse crollata. C'erano anche dei bagni, un impianto elettrico che sicuramente faceva una luce più fioca di quella che c'è oggi, e delle aperture per fas passare l'ossigeno, anche se per non consumarlo la gente probabilmente si sedeva in silenzio.. e aspettava.

Nell'ultima stanza ragioniamo sia sulle caratteristiche tecnice del binker, sia sulla guerra, e sul fatto che, se per noi questo è solo un manufatto storico, in altre parti del mondo purtroppo ancora vengono utilizzati.

Siamo contenti di tornare al sole e al caldo. Uscendo dall'ultimo ingresso con sorpresa scopriamo dove siamo finiti, e fatichiamo ad orientarci inizialmente.

La nostra mattina insieme è finita. Grazie a tutti e buona fine scuola!

 

 

 

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