garibaldino

Ben arrivati a tutti! Ci troviamo davanti alle scuole del Parco e voi vi incamminate con me, Alessandra. La mattina è fredda ma quando il sole compare tra le nuvole ci embra che riscaldi un po'. Avete camminato fin qui dalla scuola, e ci aspetta ancora qualche passo.

La nostra meta è l'area didattica dietro alla Cascina. Lì, sotto un vecchio ciliegio, ci presentiamo e mi raccontate cosa sapete della storia del Parco.

Un compagno racconta che qui c'erano le fabbriche della Breda: il suo nonno e il suo bisnonno ci hanno lavorato. Così è lui a spiegarci che prima del Parco c'erano le fabbriche. Tutto questo territorio aveva fabbriche, non solo la Breda, anche la Pirelli e la Falck (voi siete andati in visita al villaggio Falck e avete conosciuto anche quella storia. Durante la Seconda Guerra Mondiale questa zona era considerata un obiettivo strategico da colpire e venne bombardata. Dopo la guerra, una volta dismesse le fabbriche (ovvero quando smisero di produrre) si decise che qui doveva nascere il Parco.

Oggi, in occasione della Giornata della Memoria, siete venuti a visitare i Bunker del Parco, che sono collegati alla seconda guerra mondiale e alla memoria della Deportazione..

I Bunker erano i rifugi dell'aereoporto militare della Breda. Scendiamo attenti a dove mettiamo i piedi ed in silenzio. Ci fermiamo nella prima stanza e osserviamo i segni sui muri: tutte radici che si erano fate strade tra il cemento. Alcune radici stanno riprovando ad entrare!

Il bunker era attrezzato con spazi per scorte di acqua, forse anche di cibo, e di strumenti come pale per poter scavare se una parte del bunker fosse crollata. C'erano anche dei bagni, un impianto elettrico che sicuramente faceva una luce più fioca di quella che c'è oggi, e delle aperture per fas passare l'ossigeno, anche se per non consumarlo la gente probabilmente si sedeva in silenzio.. e aspettava.

Percorriamo il corridoio osservando tutto questo, e fermandoci la dove troviamo immagini e scritte appese.

 

Ci fermiamo nell'utlimo tratto. Pensiamo il bunker dall'alto. Ha la forma di linea spezzata, e le varie parti sono separate da porte di cemento armato, con due vantaggi: guadagnare spazio, perché per uno stesso spazio la lunghezza della galleria e quindi i posti a sedere sono maggiori, e poter limitare i danni se un'esplosione avesse interessato un punto partiolare, com uno degli ingressi, perché non si sarebbe propagata ma si saebbe fermata nel tratto interessato. Proviamo ad immaginare che paura dovessero avere le persone una volta sotto, con il rumore degli aerei fuori e la paura di non uscire più. Purtroppo ancora oggi nel mondo succede.

Una volta all'aperto, osserviamo delle specie di camini che si trovano in corrispondenza delle bocche d'aria per mettere lo scambio d'ossigeno.

 

Ci fermiamo per una meritata merenda con il sole che forse ci scalda un po'. Osserviamo che sui tronchi che ci fanno da sedie ci sono dei bellissimi funghi.

 

Ci spostiamo, e lungo il percorso idividuate la Torretta d'avvistamento, che avete visto fotografata nei bunker, sia "intera" che distrutta dopo i bombardamenti.

 

Camminiamo fino a raggiungere la Montagnetta del Parco. Siamo in pianura, cosa ci fa qui una collina? L'avrà fatta l'uomo!

Quella che vedete era il deposito degli scarti della Breda. Quando si costruì il Parco anziché portare via questa montagna di sassi si decise di coprirli con la terra, di pianate alberi e trasformarla.

Ci fermiamo ai piedi di una salita per presentare quello che vedremo: il Monumento al Deportato. Voi mi raccontate quello che sapete, dei campi di concentramento, delle deportazioni. Insieme leggiamo la lapide e poi saliamo, per osservare anche il monumento vero e proprio e le lapidi in memoria di tutti gli operai deportati.

 

 

Ai piedi del monumento leggiamo i vari nomi dei campi di concentramento, da cui provengono i sassi e la terra contenuta nelle teche.

 

Per finire, scendendo raggiungiamo il Teatrino, che rappresenta un'altra traccia del passato: la trasformazione di un carroponte di cui ancora si intravede la struttura e le colonne portanti.

La mattina ora è davvero finita, è stata ricca di discorsi e pensieri: grazie a tutti e arrivederci!

 

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